sabato 10 settembre 2016

Caspar, un matematico in Valtellina

Siamo nel 1542 e a Palazzo Besta di Teglio, in Valtellina, giunge l'inquieto letterato Ortensio Lando con una copia dell'edizione, illustrata da Gabriele Giolito de Ferrari, dell'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto.
Agnese e Azzo II Besta sono affascinati dal mondo fatato creato dalla fantasia ariostesca e ne prendono spunto per conferire alla loro dimora le splendide forme rinascimentali che renderanno celebre il loro Palazzo.


Edizione dell'Orlando Furiose di Ludovico Ariosto

Detto fatto incaricano il pittore bresciano Vincenzo de Barberis di dipingere alcuni episodi dell'Orlando Furioso sulle pareti del Salone d'Onore.
Così sulle pareti del Palazzo, accanto a scene mitologiche e bibliche, accanto a ritratti di uomini illustri, prendono vita le mirabolanti avventure dei protagonisti dell'Orlando Furioso.
Ma come conferire ancora più prestigio a questa già stupenda dimora?
I Besta pensano che anche dalla scienza, oltre che dalla letteratura, potrebbero attingere per rendere sempre più celebre e ammirata la loro magione.
Ed ecco che qualche anno dopo, tra il 1565 e il 1576, fanno realizzare un affresco sulla volta della “Sala della Creazione”, un esempio straordinario della cartografia antica.



Affreschi della "Sala della Creazione" con il Planisfero (foto personali)

Ma di cosa si tratta e perché è così prestigiosa?
Torniamo qualche anno indietro e arriviamo al 1507, anno in cui appare la “Universalis Cosmographiae Secundum Ptolmei traditionem et Americi Vespucii aliorumque lustrationes”, un manufatto cosmografico rinascimentale, frutto del lavoro di ricerca portato avanti, dal 1504 al 1507, dagli eruditi del cenacolo del monastero di Saint-Diè ai piedi dei Vosgi.
Il documento, un planisfero, dalle concezioni geografiche decisamente avanzate rispetto alle ufficiali conoscenze che si hanno dei territori appartenenti alla “Terra Firma” (l’attuale America del Sud), accompagna l’opera composta di 52 pagine: la “Cosmographiae Introductio”.
I due manufatti insieme ad un globo composto in 12 fusi, materializzano per la prima volta un esempio cosmografico, rivoluzionario.
Una nuova ed “imprevista” quarta parte del mondo separata dall’Asia, va ad occupare le plaghe dell’oceano Occidentale sancendo allo stesso tempo, e per la prima volta, il battesimo del ”Mundus Novus” con l’eponimo di uno dei figli più nobili della realtà storica familiare fiorentina di quel momento: Amerigo Vespucci.
Gauthier Lud, Mathias Ringmann, Nicolas Lud, Jean Basin de Sandaucort e Martin Waldseemüller sono i membri del cenacolo dei Vosgi, artefici della rivoluzionaria visione del mondo e la carta, detta "Carta di Martin Waldseemüller", costituirà l’elemento geografico più raro e costoso di tutti i tempi, tra le sole diciassette carte murali a stampa del XVI sec. che verranno ritrovate.


La "Universalis cosmographia secundum Ptholomaei traditionem et Americi Vespucii aliorumque lustrationes", la prima mappa in cui compare il nome "America" e la prima in cui questo continente è raffigurato separato dall'Asia.

Tra queste, però, il documento geografico che rispecchierà più fedelmente le linee guida della proiezione utilizzata da Martin Waldseemüller nel 1507, per racchiudere le terre disegnate sul planisfero lorenese, sarà la Weltkarte del 1545 del matematico tedesco Caspar Vopel, ma mai ritrovata.
Solo tre copie postume della carta murale di Caspar Vopel sopravviveranno, due realizzate a stampa, quella del 1558 alla Hoghton Library, in Masschusetts, (U.S.A) in pessime condizioni, quella del 1570 conservata alla Herzog August Bibliothek di Wolfenbüttel in Germania e infine la terza, in perfetta scala con le altre, proprio quella affrescata a Palazzo Besta¹.


Edizione "abusiva"² del 1558 del planisfero di Vopel, stampata a Venezia da Andrea Valvassore.
Nel sito dell’Università di Harvard si può consultare fino ai più piccoli particolari
 una riproduzione in scala 1.1 dell’edizione del 1558 della carta di Vopel.

Paragone con il planisfero affrescato nella "Sala della Creazione" (foto personale)


Il planisfero di Teglio si è infatti rivelato una riproduzione della carta geografica disegnata nel 1545 dal matematico tedesco Caspar Vopel, insieme appunto alle altre due copie postume². 
Confrontando la carta di Vopel con la sua copia di Palazzo Besta possiamo notare la perfetta corrispondenza. 
Si ritrova la stessa forma "pallioforme" o a “mantello”³, gli stessi continenti con la stessa identica forma, l’equatore e il “meridiano zero” tratteggiati, ma soprattutto i nomi geografici riprodotti perfino con gli stessi caratteri, gli stessi a-capo e nelle stesse precise posizioni.



Confrontando la carta di Vopel con l'affresco di Palazzo Besta si nota una perfetta corrispondenza. Ritroviamo la
 stessa sagoma a “mantello”, i continenti con l’identica forma, l’equatore e il “meridiano zero” tratteggiati, ma
 soprattutto i nomi geografici riprodotti con i medesimi caratteri e nelle identiche posizioni.

Quindi un Matematico si cela a Teglio, tra gli affreschi alle pareti fatti realizzare dai nobili Besta, amanti non solo del bello e dell'arte, ma anche della letteratura, della filosofia e delle scienze.
A questa si affiancheranno anche altre decorazioni di carattere biblico il cui committente è probabilmente Carlo I Besta (1552-1587) che nel 1576 sposa Anna Travers, una riformata calvinista figlia del grigionese Giovanni Travers che nel 1577 assume l'importante carica di Capitano di Valle.
Il Besta sceglie un soggetto biblico probabilmente per compiacere la potente famiglia della moglie e per rinsaldare i fragili legami tra cattolici e protestanti. 
E' interessante notare che nella matrice iconografica (delle incisioni di Bernard Salomon) Dio è rappresentato in forma umana, diversamente dalla trasposizione pittorica nella quale il pittore opta per una mandorla di luce come simbolo allusivo all'immagine divina. In questo troverebbe conferma il riguardo da parte del Besta nei confronti dei riformati, che non tolleravano la raffigurazione esplicita di Dio.


Affreschi biblici della "Sala della Creazione" (foto personale)

Ma chi è questo matematico ai più decisamente sconosciuto?
Caspar Vopel (* 1511 a Medebach , † 1561 a Colonia) detto anche Vopell, Vopelius, Vöpell o Meydebachius, nacque a Medebach in Germania nel 1511 ed è stato matematico, astronomo, costruttore di strumenti e cartografo.
La sua vita fu dedicata principalmente agli studi matematici e geografici che furono alla base di tutte le sue opere.
Studiò infatti matematica e medicina presso l'Università di Colonia dal 1526 al 1529, insegnò quindi matematica al Montanergymnasium di Colonia e dal 1530 creò un laboratorio per la produzione di globi celesti e terrestri, sfere armillari, meridiane, quadranti e astrolabi. 
Nel 1545 iniziò anche la produzione  di mappe ed atlanti, cosa che gli diede la notorietà.



Le costellazioni riprese da quelle di Vopel. (foto personali)

Tante sono le curiosità che legano questi affreschi alle opere di Caspar.
A Palazzo Besta compaiono costellazioni che non sono presenti nelle versioni del Dürer (che comunque sono del 1515) e in quelle precedenti, ma si trovano invece, nelle stesse identiche posizioni, in quelle più tarde di Vopel, come ad esempio i cani da caccia di Bootes, il piccolo animaletto (un coniglio? un gatto?) sulla testa di Bootes, il falcetto nella mano sinistra di Bootes, Antinoo, la Chioma di Berenice (che a Teglio è dipinta come un pesce invece che come una chioma di capelli).
Nell'emisfero Australe di Palazzo Besta e di Vopel vediamo la figura femminile nuda nel fiume Eridano, le Nubi di Magellano e la Croce del Sud, costellazioni che non esistevano nelle raffigurazioni precedenti, e neppure in quelle di Rusconi del 1550.



Confronto del particolare della figura femminile nuda nel fiume Eridano e 
del pesce sotituito alla Chioma di Berenice, tra l'affresco e la carta di Vopel

Un'altra curiosità sempre legata alle costellazioni, riguarda il fatto che il pittore di Teglio, ricopiando le costellazioni da quelle disegnate da Vopel, non abbia capito cosa potesse essere quella strana cosa fluttuante, e l'abbia quindi interpretata come un pesce. 
Fu un equivoco perché la Chioma di Berenice alla metà del Cinquecento, nonostante fosse già conosciuta, era una novità nelle raffigurazioni astronomiche. 
Caspar Vopel è stato infatti il primo a disegnare come una costellazione (in un globo del 1536 e poi nel planisfero) questa figura che non compariva nelle incisioni di Dürer e neppure nei precedenti disegni di Conrad Heinfogel e nel Manoscritto di Vienna. 
Stesso discorso si può fare per l’animaletto sulla testa di Bootes e per i cani da caccia, presenti nella Sala della Creazione e nel planisfero di Vopel ma in nessuno degli esempi precedenti.
Il nostro matematico Caspar fu davvero quindi l'ispiratore e ci aiuta anche alla datazione della Sala della Creazione insieme alle scene che raccontano episodi dell’Antico Testamento, che si trovano sia sulla volta che nelle lunette.
Si tratta infatti delle incisioni di Bernard Salomon, artista francese attivo tra il 1540 e il 1560, pubblicate in una famosa e diffusissima edizione di "Quadrins historiques de la Bible", edita anche in Italia nel 1554 col titolo "Figure del Vecchio Testamento con versi toscani". 



Paragone tra le raffigurazioni che si trovano nelle lunette della "Sala della Creazione"
 e le incisioni di Bernard Salomon

E a proposito di datazione un'altra curiosità legata al planisfero è data dal fatto che in una lunga frase in basso, sia nel planisfero di Vopel che nella copia di Palazzo Besta, leggiamo “Terra Australis recenter inventa anno 1499 sed nondum plene cognita” (ovvero terra Australe di recente scoperta nell’anno 1499 ma non completamente conosciuta).
L’aggiunta dell’anno 1499 in alcune carte ha fatto pensare alla convinzione, da parte dei cartografi dell’epoca, che fosse quello l’anno in cui Amerigo Vespucci durante l’esplorazione del “nuovo mondo” si era reso conto per primo che non si trattava di una parte dell’Asia ma di un nuovo continente, come il navigatore aveva raccontato nella sua famosa lettera a Pierfrancesco de’ Medici. 
Secondo altri studi la data sarebbe invece da ricondurre alla scoperta di nuove terre a sud di Java e Sumatra, quindi all’Australia.
Ma la data che si intravede nell'affresco è proprio 1499 o 1459?
Bisognerebbe avere una foto molto più dettagliata per poter fare una verifica, ma se fosse confermato il 1459 l’unica spiegazione plausibile sarebbe un errore da parte di chi ha ricopiato su quel soffitto il planisfero di Caspar Vopel (o di chi in seguito lo ha ritoccato o restaurato).


Particolari della data 1499 (1459?) a confronto tra l'affresco e la carta di Vopel

Caspar Vopel non ha mai soggiornato a Palazzo Besta, ma, insieme a Ludovico Ariosto, è stato sicuramente l'ispiratore degli affreschi che maggiormente hanno dato quel tocco di originalità ai dipinti sulle pareti, rendendo il Palazzo anche ai giorni nostri una fonte di studi sia scientifici che umanistici.
E anche se la cartografia non "sembrerebbe matematica" non dobbiamo dimenticare che lo stesso Tolomeo (100 - 178 d.c.), anche se fautore del sistema geocentrico, noto appunto come tolemaico, che s'impose per quasi quattordici secoli fino a che non fu soppiantato da quello eliocentrico di Copernico (1473 – 1543), fu il fondatore della trigonometria piana e sferica.
Si deve ricordare anche che fu proprio Tolomeo ad affrontare il problema matematico che si trova alla base della costruzione di una mappa ovvero come proiettare la sfericità terrestre su un piano.
L’opera purtroppo non riscontrò i favori degli scienziati dell’epoca e rimase pressoché sconosciuta fino al quindicesimo secolo, ma da Martin Waldseemüller (1507), a Caspar Vopel (1545) fino al celebre fiammingo Gerhard Mercatore (1512-1594), una volta reintrodotto il principio della proiezione, la cartografia si diffuse rapidamente.


La mappa di Mercatore "Nova et Aucta Orbis Terrae Descriptio ad Usum Navigantium Emendata" (1569)

Attraverso le proiezioni cartografiche si opera un procedimento matematico di rappresentazione della superficie sferica della terra sul piano della carta. 
La proiezione cartografica deve, quanto più possibile, mantenere inalterate tre proprietà o caratteristiche riferite alle lunghezze, alle aree e agli angoli reali. 
Le lunghezze e le aree misurabili su di una carta devono essere in qualche modo proporzionali a quelle reali, e l’angolo formato da due direzioni deve essere uguale a quello misurabile sulla superficie terrestre. 
Analizzando anche la moderna cartografia, solo le carte che rappresentano aree molto limitate, come ad esempio le tavolette topografiche 1:25.000 e scale più dettagliate (es. 1:10.000, 1:500, etc.), conservano realmente inalterati gli angoli, le distanze e i rapporti fra le distanze e le aree. 


Proiezioni pure attraverso differenti punti di vista

Nel produrre una carta oggi come ai tempi del nostro amico matematico Casper Votel non si riesce in modo rigoroso a mantenere contemporaneamente queste tre proprietà e si introducono inevitabilmente alcune deformazioni.
Senza addentrarci ulteriormente appare chiaro che era ed è ancora molto complesso riprodurre correttamente su di un piano la superficie della terra, anche se oggi sono stati introdotti altri tipi di proiezione, le più comuni: proiezioni pure, proiezioni modificate e proiezioni convenzionali.

Note

¹La carta affrescata è stata individuata nel 2003, da Claudio Piani, infatti fino a una decina d’anni fa questa raffigurazione del mondo secondo le conoscenze e le ipotesi geografiche della metà del Cinquecento non era citata in alcuno studio sulla storia della cartografia. Dobbiamo al lavoro di Claudio Piani e Diego Baratono il riconoscimento della fonte originale di questa importante testimonianza della cartografia cinquecentesca.

²Un'edizione "abusiva" della stessa è conservata alla Houghton Library dell'Università di Harvard, stampata a Venezia nel 1558 da Andrea Valvassore detto Guadagnino. Un'edizione postuma si trova alla Herzog August Bibliothek di Wolfenbüttel uscita ad Anversa nel 1570 presso Bernard van den Putte. Un'edizione semplificata venne disegnata da Hieronymo Girava per i "Dos libros de Cosmographia" pubblicati a Milano nel 1556. Secondo le convinzioni dei cartografi dell'epoca, nel 1499 Amerigo Vespucci, durante l'esplorazione del nuovo mondo, si era reso conto per primo che non si trattava di una parte dell'Asia ma di un nuovo continente.

³ Pallioforme, a guisa di mantello come sottolineato dalle ricerche di Diego Baratono e Claudio Piani, e confermate dal prof. Mauro Marrani nel suo studio "Il disegno preparatorio e l'incisione a stampa della Americae Retectio di 
Giovanni Stradano" in Quaderni Vespucciani, n°1, Firenze Libri, 2010, Firenze.
Teoria del Mantello. La forma a mantello della carta, secondo gli studi e le ricerche di Claudio Piani, può derivare quasi certamente dall'opera del Ghirlandaio, "Madonna della Misericordia".
Il profilo policircolare della "carta mariana" del Waldseemuller o del Vopel è infatti perfettamente "inseribile", all'interno del profilo del manto tracciato dal pittore fiorentino.

Fonti

From the book
Il Palazzo Besta di Teglio - di Gianluigi Garbellini - edito da Lyasis, 1997
From website
https://de.wikipedia.org/wiki/Caspar_Vopelius
http://www.diegocuoghi.com/palazzobestaleonardo/
From the pictures
Immagini carte geografiche e affreschi
http://www.diegocuoghi.com/palazzobestaleonardo/
Proiezioni cartografiche
http://www.treccani.it/export/sites/default/Portale/resources/multimedia/Lezioni_Geologia2/cartografia/LEZIONE_IMMAGINE_TERRA.pdf 
Foto personali fatte in occasione della visita a Palazzo Besta e pubblicate su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - Polo Museale Regionale della Lombardia.




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