martedì 22 aprile 2014

Dialogo sul Tango

Ripropongo qui le riflessioni, in una sorta di lettera-articolo, che scrissi tempo fa e che pubblicai nel sito Stanzeallaria. Non hanno la pretesa di spiegare cosa sia il tango ma forse piuttosto quello che il tango non dovrebbe essere.
Volendomi allontanare dall'immaginario collettivo mediato dalla pubblicità, dalla moda (soprattutto da quando è stato dichiarato patrimonio dell'Unesco), dal fascino inconscio di una danza ritenuta simbolo di sensualità, ho cercato solo di tracciarne quelli che per me, appassionata tanguera, sono i punti essenziali per interpretare la vera essenza di questa "danza" che non può essere ridotta solo a figure e passi ma considerata come una forma di dialogo e d'intesa.




Queste considerazioni sono nate dal desiderio di far capire ad un mio caro amico, tanguero, la mia visione del tango, della coppia, dell'interpretazione ecc., cercando anche di dimostrargli quanto siano convergenti le nostre posizioni. Le sfaccettature del tango, nella sua interpretazione ed esecuzione, sono talmente tante e variegate che ho deciso di affrontare l'argomento per punti che prescindono da priorità o importanza, ma che sono messi in modo casuale, così come mi sono venuti in mente utilizzando anche alcuni concetti rielaborati in una sorta di raccolta di appunti.

1. Dialogo di coppia e importanza della sensibilità del ballerino.

Sono molto distante dalla visione classica del tango come divisione di ruoli, vale a dire dall’imposizione della marcation da parte dell'uomo e dal conseguente abbandonarsi ad un atteggiamento quasi passivo da parte della donna; ritengo invece che il rapporto di coppia debba essere paritetico, in una sorta di stato colloquiale, secondo cui si instaura tra i ballerini un vero e proprio dialogo.

Questa scelta della parola “dialogo” (non mia ma presa in prestito) indica come dovrebbe essere il rapporto di coppia nel tango: così come nel dialogo si usano simboli che diventano codici di comprensione, allo stesso modo anche nel tango ci si serve di molti movimenti, che si trasformano in codici con significati diversi, attraverso i quali ci si esprime senza parlare. Come il dialogo verbale, per essere fluido e sciolto, deve essere improvvisato e immediato, così deve essere il dialogo nel tango.

Quando si dialoga, infatti, si improvvisa utilizzando il lessico, si fanno discorsi in funzione di una risposta o del contributo di un nuovo concetto, e non si impiegano frasi preparate; così nel tango si improvviserà usando la propria capacità di trasmettere e si ascolterà la risposta che ci si aspettava, o meno, di ricevere e si stabilirà così una nuova frase, esponendo le sensazioni che la musica suscita in noi ed evitando di fare un monologo, ma dialogando con la ballerina in un continuo adattamento alle nuove situazioni.

Questo tuttavia non è possibile se manca la sensibilità dell'interlocutore, cioè se egli non sa ascoltare: entrambi devono saper ascoltare, ma capita spesso che sia l'uomo a non saperlo fare, legato com’è al monologo prodotto dal suo maschilismo. Se invece entrambi sanno ascoltare, il dialogo risulta facile, e se la donna impara a parlare attraverso i suoi movimenti, diventa ancora più facile, in quanto entrano in gioco le prospettive di entrambi.


2. Possibilità e capacità di raggiungere il dialogo

Va da sé che per dialogare, farsi comprendere, saper ascoltare e rispondere si deve essere non solo padroni degli elementi linguistici, ma si deve anche essere in grado di saperli adattare alla situazione contingente e di poterli trasmettere; così, anche nel tango si deve certamente acquisire una padronanza di passi e figure, ma anche e soprattutto essere in grado di saperli adattare alla situazione musicale e di comunicarli al proprio interlocutore, vale a dire alla propria partner, che a sua volta deve sapere rispondere e continuare a dialogare, cercando di esporre le sensazioni che la musica le suscita senza tuttavia poterle tradurre in creazione.

Ed è su questa ultima considerazione (“senza tuttavia poterla tradurre in creazione”) che vorrei soffermarmi brevemente, per far capire come, per una ballerina, sia molto più difficile dialogare, se il partner non è in grado di instaurare questo stato colloquiale, ossia:

. se non riesce a usare gli opportuni codici verbali (passi o figure);
. se non ha un sufficiente grado di spontaneità (improvvisazione ed orecchio musicale);
. se non è in grado di trasmettere (marcation);
. se non è capace di ascoltare e adattare la risposta (sensibilità).

Al primo e al terzo punto si può sempre porre rimedio con corsi, suggerimenti, critiche, filmati da cui imparare nuovi passi o combinazioni, affinare la propria capacità di marcation: ma se un uomo non ha orecchio musicale, e soprattutto non possiede questa sensibilità interpretativa della risposta della partner, non si riesce più a dialogare, e si introduce un monologo o un discorso preparato.

E'come rispondere a una domanda imponendo una frase preparata in anticipo, studiata a memoria senza ascoltare la risposta (ossia senza adattarsi anche alle sensazioni che la musica suscita nella donna) o senza adattarla al contesto (cioè alle variazioni musicali). 


3. Il ballo, le interpretazioni musicali, le emozioni

Va abbandonato lo stereotipo del tango come ballo sensuale, e quando anch’io, a volte, faccio riferimento alla “sensualità”, mi riferisco alla capacità di provare e di trasmettere emozioni, alla capacità di ballare col "cuore" oltre che con le gambe; si può infatti voler raggiungere padronanze tecniche e interpretative, ma non si deve mai dimenticare di provare emozioni.

Se manca la capacità di trasmettere queste emozioni, “l'opera d'arte”, per quanto bella tecnicamente, non ha nessun valore, non ci dice niente: se questo vale per la pittura, la scultura, l'esecuzione musicale, ecc., deve valere di conseguenza anche per la danza (e in questo caso per il tango).

Questo per me è ed è sempre stato il ballo, il tango: la capacità di interpretare la musica, di adattarsi al ritmo, al tempo o alla melodia con proprietà tecnica, ma soprattutto con una grande capacità di esprimere e trasmettere i sentimenti e le emozioni che, via via, i brani suscitano in noi. Purtroppo sempre più difficilmente mi “emoziono” e sempre meno trovo coppie che riescano ad esprimere aldilà della loro capacità tecnica una vera e propria personalità.

Riguardo alle ispirazioni modellistiche (che il mio amico considerava divergenti), non ho nette preferenze di modelli stilistici: non potendo purtroppo “creare”, ma dovendomi adattare ai modelli creativi del ballerino, tutto dipende esclusivamente dalle sue scelte o predisposizioni, e soprattutto dalla sua capacità di dialogare e di adattarsi alla ritmica o alla melodia.

Anche per questo tendo a non ballare con un solo partner anche se sono consapevole che con pochi si può instaurare il vero “dialogo” del tango e a volte questo dialogo appunto si trasforma in monologo.
Monologo che purtroppo non ha la stessa valenza per entrambi i partner: la donna, se pur costretta dal non ritmo dell’uomo, non può imporsi e, se lo fa, si vede e non va bene, l'uomo, invece, può imporsi e, se lo fa, la donna diventa seguidora e la cosa funziona meglio.

A volte si prediligono brani lenti, con posture statiche, che ben si adattano ad inserimenti di combinazioni di passi e figure “memorizzate” e che facilmente il ballerino può impostare sulla melodia trascurando la ritmica: meglio certo, con un ballerino dotato di una buona sensibilità musicale, scelte diverse, per esempio di brani più moderni, caratterizzati da cambi di ritmica. Musiche sicuramente molto adatte a improvvisazioni e variazioni tecniche, nelle quali viene esaltata la capacità di improvvisare il disegno coreografico in relazione al tempo musicale, in accordo all'interpretazione soggettiva e alla capacità di elaborare una visione personale.

Poiché il tango è l'unica danza popolare di coppia che propone il “non movimento”, il “non ballo” (per esempio le pause di Gavito), ritengo che anche questo aspetto, insieme a variazioni dinamiche, faccia parte intrinseca di questo ballo e sia in perfetto accordo con la libertà di elaborare e sviluppare improvvisazioni.


4. Tecnica, critica ed “unità”

A volte si è più contenti di ricevere critiche costruttive che elogi, ma per quante critiche o considerazioni tecniche possiamo ricevere, potremmo solo migliorare tecnicamente ed essere ammirati per la capacità di scelta tempistica o di morbidezza di gesto: il difficile rimane quindi, in ogni caso, riuscire a trasmettere emozioni.

In totale accordo con i coniugi Dinzel, per me la ricerca della perfezione consiste dunque nel cercare di raggiungere il concetto di unità, di perseguire un'unica struttura dinamizzata; “quanto più i ballerini entrano in relazione tra loro, tanto più si perde la visione distinta di uno o dell'altra, che si fondono in un'unica relazione di coppia”.

Quando lo sviluppo del gesto comincia a essere il frutto di uno sforzo individuale, la coppia scompare e con essa anche l'emozione del tango.

Forse non ho toccato tutti i punti che avrei voluto e forse ce ne sono altri di cui dovrei discutere ma, per ora, mi fermo qui. Il mio intento era, infatti, soprattutto quello di far comprendere a quel mio amico tanguero la nostra convergenza di vedute, e spero proprio di esserci riuscita.
La mia lettera terminava così. Qui vorrei solo aggiungere alcune parole conclusive e riassuntive.

Il tango, una cultura che ha radici profonde, richiede quindi tempi lunghi di apprendimento, di assimilazione e maturazione.
E’ una musica che si realizza in una danza di coppia a partire da un "abbraccio", procedendo con un “camminare insieme”, aggiungendo "combinazioni" le cui modalità sono determinate dalla creatività dell’uomo che "marca" e della donna che “ascolta”, suggerisce, abbellisce.
Il tango non può essere ridotto a figure e passi ed essendo un ballo in cui sono privilegiate l’improvvisazione e la comunicazione all’interno della coppia, non può assolutamente avere sequenze o coreografie precostituite.
Non dovrà mai essere apprezzato e valutato per la "spettacolarità" di figure coreografate, ma per l'emozione che saprà trasmettre attraverso la capacità di dialogo, di intesa e di sintonia dei movimenti della coppia.

lunedì 14 aprile 2014

Matematica, Magia e Mistero

Da molti anni in USA il mese di Aprile è il "Mese della Consapevolezza Matematica", ossia un'opportunità, creata dall'American Mathematical Society, dall'American Statistical Association, dalla Mathematical Association of America, e dalla Society for Industrial and Applied Mathematics, per introdurre e diffondere argomenti matematici.
Quest'anno la scelta è caduta sul tema della Magia e del Mistero.
Tema scelto anche da Marco Fulvio Barozzi per il 72° Carnevale della Matematica, uscito proprio oggi sul suo blog Popinga, con interessanti articoli e contributi di bloggers "matematici".



Come si ricorda nell'introduzione, il tema del Mese della Consapevolezza Matematica 2014 richiama il titolo di un libro del 1956 del grande divulgatore matematico Martin Gardner, nato cento anni fa, che ha avuto il merito di introdurre presso il grande pubblico l'insieme di Mandelbrot, gli esaflexagoni, i polimini, il "gioco della vita" di John Conway, le tasselazioni di Penrose, e molti altri studi e "giochi matematici".
Martin Gardner ha incuriosito lettori di tutte le età e ispirato tanti a impegnarsi profondamente con la matematica.
Gardner ha tenuto per più di un quarto di secolo una rubrica estremamente influente in Scientific American, "Mathematical Games" (tenuta dal 1956 al 1981), che ha deliziato e incuriosito sia matematici dilettanti che professionisti. 
Questo tema della Magia e del Mistero è sembrato particolarmente adatto per celebrare quindi il centenario della nascita di questo grande divulgatore che alcuni hanno soprannominato "il miglior amico della matematica mai avuto"!!!!!!!



Matematica Awareness Month presenta 30 magiche immagini, ognuna delle quali rappresenta un argomento quotidiano associato con il tema di quest'anno di Matematica, Magia e Mistero.
La tabella ci mostra ogni giorno di aprile e ogni immagine ci rivela un nuovo argomento con un video introduttivo che descrive un effetto magico o misterioso. 
I giorni passati resteranno sempre in mostra, mentre i giorni futuri manterranno il mistero!!!!!!


Mathematics, Magic, and Mystery Revealed




Coloro che hanno contribuito a questo calendario sono matematici professionisti e illusionisti di alto livello.
Tabella ripresa dal sito del Mathematical Awareness Month, nel rispetto dei termini di utilizzo. 

Il 72 "a maraviglia" !

ll numero 72 nel libro "La Smorfia" viene associato "a maraviglia" (lo stupore) e tale associazione tra numero e rappresentazione simbolica viene impiegato, nella cabbalah napoletana, per interpretare sogni ed eventi inspiegabili, per poi giocarne le combinazioni al lotto.


Meraviglia e stupore crea anche il mistero del numero 72 della Gioconda di Leonardo da Vinci
ll numero '72', che si intravede sotto l'arcata del ponte dipinto da Leonardo da Vinci alla sinistra della
'Gioconda', è stato individuato da Silvano Vinceti, presidente del Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici e Culturali, e sembrerebbe riferirsi alla distruzione del Ponte Gobbo di Bobbio (Piacenza) avvenuta nel 1472 per la piena del Trebbia.
Ne da conferma anche la studiosa savonese Carla Glori che identifica nella Gioconda, Bianca Giovanna 
Sforza e localizza nello splendido borgo piacentino di Bobbio, il paesaggio che fa da sfondo al celebre ritratto leonardesco.
Gli studi di Carla Glori, raccolti nel libro 'Enigma Leonardo: la Gioconda, in memoria di Bianca', dimostrano come Leonardo "ha apposto il numero '72' sotto l'arcata del ponte Gobbo per ricordare quella devastante piena del Trebbia e probabilmente per far sì che qualcuno identificasse l'emblematico ponte ed il luogo che fa da sfondo alla Gioconda".


Il trattato della studiosa savonese, inviato al Departement des Peintures del Museo francese del Louvre (dov'é custodita la Gioconda) per i riscontri, è stato ripreso anche da importanti quotidiani stranieri, tra cui il Daily Mail e il Guardian. (http://www.ilpiacenza.it/eventi/arte-gioconda-bobbio-giornali-inglesi.html)

Ancora meraviglia e stupore crea il "72" nella Bibbia
La Cabbalah cristiana che si diffuse notevolmente nel Rinascimento, anche grazie al contributo di Pico della
Mirandola, come la Cabbalah ebraica, ha attinto tutti i propri insegnamenti dalla Torah e dallo Zoahr, il Libro
dello Splendore, ma da dove si originano i 72 Nomi di Dio, che nella Cabbalah cristiana danno nome alle 72
energie definite come "angeli custodi"?
Nel Libro dell'Esodo la scrittura ha una forma unica, che non si ripete in nessun altro punto della Bibbia: 3
versetti consecutivi (Esodo 14, dal 19 al 21) sono formati da 72 lettere ciascuno; si tratta di quelli che narrano il momento culminante dell'intervento divino, l'aprirsi delle acque del Mar Rosso:
(19) L'angelo di Dio, che precedeva l'accampamento d'Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro.
(20) Venne così a trovarsi tra l'accampamento degli Egiziani e quello d'Israele. Ora la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte.
(21) Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore, durante tutta la notte, sospinse il mare con un forte vento d'oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero.




  • 72 è anche il valore numerico della parola Hesed (o Chesed), che esprime la misercordia dell'amore o la grazia (e nelle sfere angeliche corrisponde al Coro delle Dominazioni, gli angeli governati dall'Arcangelo Hesediel).
  • 72 sono anche i gradini della scala vista in sogno da Giacobbe, tramite la quale gli angeli scendono e salgono dalla terra al Cielo.
Da questi tre versetti è derivata la "tecnologia" spirituale che ha dato forma ai 72 Santi Nomi di Dio, costituiti
ciascuno da tre lettere, ognuna delle quali è presa da uno dei 3 versi: il primo Nome è formato dalla prima
lettera del primo verso, l'ultima del secondo e la prima del terzo. Il secondo Nome dalla seconda lettera del
primo versetto, la penultima del secondo e la seconda del terzo.. e così via fino a formare 72 trigrammi, cioè 72 radici di 3 lettere, quelle che si vedono nella tabella. (http://tuttigliangeli.blogspot.it/p/i-72-nomi-di-dio-angeli-edemoni.html)

  • 72 è il numero dei discepoli scelti da Gesù secondo alcuni manoscritti di Luca 10,1 e Luca 10,17. Altri manoscritti degli stessi versetti parlano di 70 discepoli.
  • 72 é il numero totale di libri nella Sacra Bibbia nella versione cattolica se si considera il libro delle Lamentazioni come parte del libro di Geremia.
  • 72 è il numero totale degli articoli del codice dei templari

Infine vediamo "a maraviglia" di alcune delle proprietà matematiche del nostro numero 72



  • È un numero composto, (ovvero non è primo), con i seguenti 12 divisori: 1, 2, 3, 4, 6, 8, 9, 12, 16, 18,24 e 36
  • È un numero abbondante poiché minore della somma dei relativi divisori (escludendo se stesso è 139)  
I Pitagorici chiamavano perfetto ogni numero che fosse uguale alla somma dei propri divisori compreso l 1 ma non il numero stesso.
Un numero abbondante è un numero naturale minore della somma dei suoi divisori interi (escludendo sé stesso). La sequenza dei numeri abbondanti comincia così: (Sequenza A005101 della OEIS-On-Line Encyclopedia of Integer Sequences)
12, 18, 20, 24, 30, 36, 40, 42, 48, 54, 56, 60, 66, 70, 72, 78, 80, 84, 88, 90, 96, 100, 102, 104, 108, 112, 114, 120, 126, 132, 138, 140, 144, 150, 156, 160, 162, 168, 174, 176, 180, 186, 192, 196, 198, 200, 204, 208, 210, 216, 220, 222, 224, 228, 234, 240, 246, 252, 258, 260, 264, 270...
Una curiosità è data dal fatto che il primo numero naturale abbondante dispari è 945 e che tutti i multipli interi dei numeri abbondanti e perfetti sono a loro volta numeri abbondanti e perfetti
  • È un numero altamente totiente con più soluzioni all'equazione φ(x) = n che qualsiasi numero più basso.
In teoria dei numeri, un numero altamente totiente è un intero k maggiore di 1 tale che l'equazione φ(x) = n, dove φ rappresenta la funzione totiente di Eulero, abbia più soluzioni che qualsiasi altro numero minore di n.
I primi numeri altamente totienti sono:
1, 2, 4, 8, 12, 24, 48, 72, 144, 240, 432, 480,576, 720, 1152, 1440
  • È un numero idoneo.
Nella teoria dei numeri, un numero idoneo (chiamato anche numero adatto, o numero confortevole) è un numero naturale che non può essere espresso nella forma ab+bc+ac, dove a, b e c sono interi positivi distinti.
I numeri idonei sono stati studiati da Leonhard Eulero e Carl Friedrich Gauss che trovarono 65 numeri idonei: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 12, 13, 15, 16, 18, 21, 22, 24, 25, 28, 30, 33, 37, 40, 42, 45, 48, 57, 58, 60, 70, 72, 78, 85, 88, 93, 102, 105, 112, 120, 130, 133, 165, 168, 177, 190, 210, 232, 240, 253, 273, 280, 312, 330, 345, 357, 385, 408, 462, 520, 760, 840, 1320, 1365 e 1848.
I due matematici congetturarono che questi fossero gli unici numeri idonei esistenti. Nel 1973 Weinberger ha dimostrato che ne esiste al più un altro.
  • È un numero di Ulam.
In teoria dei numeri, una successione di Ulam è una sequenza di numeri interi tale che ogni suo membro sia esprimibile, in uno e un solo modo, come somma di due membri precedenti e distinti della successione
72=69+3
I primi termini della successione di Ulam (1, 2), ovvero i primi numeri di Ulam sono:
1, 2, 3, 4, 6, 8, 11, 13, 16, 18, 26, 28, 36, 38, 47, 48, 53, 57, 62, 69, 72, 77, 82, 87, 97, 99, 102, 106, 114
  • È la somma di quattro numeri primi consecutivi:
72 = 13 + 17 + 19 + 23
  • È la somma di sei numeri primi consecutivi:
72 = 5 + 7 + 11 + 13 + 17 + 19
  • È un numero di Harshad.
Un numero di Harshad in una data base è un numero intero positivo divisibile per la somma delle proprie cifre.
La definizione dei numeri di Harshad è stata data dal matematico indiano Dattatreya Ramachandra Kaprekar. Il termine Harshad deriva dal sanscrito "har a" che significa "grande gioia". A volte ci si riferisce a questi numeri anche come numeri di Niven, in onore del matematico
72 è divisibile per 9 (7+2)
  • È un numero potente.
Un numero potente è il prodotto di un quadrato per un cubo, ovvero può essere scomposto nella forma m = a^2*b^3, dove a e b sono interi positivi (eventualmente uguali a 1)
72 = 3^2 * 2^3
  • È la somma di due quadrati,
72 = 6^2 + 6^2.
  • Può essere rappresentato, in 3 modi diversi, come differenza tra 2 quadrati:
72=9^2 - 3^2,
72=11^2 - 7^2
72=19^2 - 17^2
Quello che i Pitagorici chiamavano invece propriamente un gnomone (parola che in origine a Babilonia denotava un bastone piantato verticalmente la cui ombra era usata per misurare il tempo, per i Pitagorici era la squadra da falegname), si ottiene sottraendo da un quadrato il quadrato immediatamente precedente, in simboli:
(n + 1)^2 - n^2 = 2n + 1
  • È un numero rifattorizzabile, essendo divisibile per il numero dei suoi divisori.
I suoi divisori sono 12 e 72:12= 6




Bibliografia
G. Frei, Euler's convenient numbers, Math. Intell. Vol. 7 N° 3 (1985), 55 58 e 64.
P. Weinberger, Exponents of the class groups of complex quadratic fields, Acta Arith., 22 (1973), 117 124.
H. G. Grundmann, Sequences of consecutive Niven numbers, Fibonacci Quarterly 32 (1994), 174-175
McDaniel, Wayne L. (1982). Representations of every integer as the difference of powerful numbers. Fibonacci Quarterly 20: 85 87.
S. Colton, "Refactorable Numbers - A Machine Invention," Journal of Integer Sequences, Vol. 2 (1999), Article 99.1.2


sabato 12 aprile 2014

Tango sotto il L.O.V.E di Cattelan

E dopo il post dedicato al 72° Carnevale della Matematica, che uscirà sul blog Popinga il 14 aprile, lancio questo post che dedico al tango.
Un post correlato da tre video "amatoriali" della serata di tango organizzata venerdì 11 aprile 2014, in occasione del FuoriSalone del Mobile, da Annamaria Onetti, Marchino De Santis, Laura Molinari, Suina nel Troglo e Simone Pacchiele, per rendere omaggio alla "discussa" opera L.O.V.E di Cattelan
Una serata di Tango free non convenzionale dalle 20.00 a notte fonda, con la selezione musicale di Stefano Beneforti.
La nostra location è stata quindi Piazza Affari un angolo di Milano, che pur essendo in pieno centro città, rimane forse un po’ nascosta, perché completamente racchiusa tra gli alti palazzi che la circondano, un luogo istituzionale, senza svaghi ne’ negozi, in cui normalmente si va solo con una ventiquattrore in mano, un Financial Times sotto il braccio e magari qualche azione da controllare in Borsa.
Stavolta però non siamo andati lì per controllare gli indici Mibtel e Mib30, ma con il sacchetto delle scarpe da ballo in mano al posto della ventiquattrore, per ballare Tango argentino soffermandoci a guardare L.O.V.E., la discussa scultura monumentale firmata Maurizio Cattelan che si trova, dal settembre 2010, al centro della piazza, proprio di fronte all’imponente sede del mercato finanziario italiano.



Il significato della scultura, alta ben 11 metri, si direbbe inequivocabilmente il gestaccio di una mano con il dito medio alzato, anche se è da notare che non è una mano chiusa a pugno col dito medio alzato, ma una mano a cui sono state tagliate via tutte le dita tranne il medio.
Il luogo, piazza Affari a Milano, in cui è stata posta proprio davanti al fulcro della finanza e dell’economia italiane, sembrerebbe dare un significato ancora più provocatorio. Tanto più che Cattelan ha progettato questa scultura proprio per questa piazza e in questa esatta posizione all’interno della piazza, imponendo addirittura la condizione al Comune di Milano che se l’opera fosse stata spostata da lì, lui se la sarebbe ripresa per farne altro uso.
E siamo sicuri che il gesto sia rivolto proprio alla Borsa, e quindi alle istituzioni, come si leggeva su tutti i quotidiani nei giorni dell'inaugurazione del 24 settembre 2010?
O invece, dato che il palmo è rivolto verso la Borsa e il dorso verso la città, non voglia dire che sia la Borsa stessa ad alzare il dito medio contro la città e non il contrario?
E a chi sarebbe rivolto questo gestaccio da parte della Borsa? Ai cittadini milanesi? A tutti gli italiani? O forse solo contro chi della finanza ha fatto la sua vita? Di nuovo domande a cui è difficile rispondere
Altra domanda che tutti ci siamo posti è quella sul significato del titolo dell’opera:”L.O.V.E.”.
Che sia l’acronimo di qualcosa?
Forse solo una presa in giro dell’artista o possiamo fidarci di Francesco Bonami, il critico che presentò l’opera, che dice si tratti dell’acronimo di “Libertà Odio Vendetta Eternità”?
Forse proprio questo è il bello dell’arte! Si dice che l’arte migliore sia quella che pone molte domande senza dare risposte, quella che si presta a molte interpretazioni, tutte plausibili ma tutte incerte e sfuggenti. E Cattelan è esperto in questo.
Ma vediamoci la serata o meglio i tre video che hanno girato due miei amici tangueri Vittorio Giardelli e Vito Fasano

Questo primo video, realizzato da Vittorio Giardelli, è una panoramica della piazza gremita di tangueri



In questo secondo video Vittorio cattura alcune "performances tanguere"........anche le mie insieme a Vito


Infine in quest'ultimo Vito registra quasi esclusivvamente le "performances tanguere" mie e di Vittorio



giovedì 10 aprile 2014

Finalmente si parte

Era da tempo che avrei voluto partire con questo blog con l'intenzione di parlare, di raccogliere altri articoli, foto, video, musica e quant'altro, riguardo a due delle mie passioni: la Matematica e il Tango....ecco perché Matetango!!!!


Non sono le uniche passioni ma qui preferirei dedicarmi solo a queste.
Finalmente oggi mi sono decisa (forse meglio dire ho trovato il tempo) e pubblico il mio primo post "matematico".
Si tratta di un articolo scritto per il 72esimo “Carnevale della Matematica” che uscirà il 14 aprile 2014 sul sito Popinga, che ospiterà i post del mese.
Gli articoli che pubblicherò senza specificare l'autore saranno ovviamente stati scritti da me e quelli che "ospiterò" riporteranno sempre la fonte e il nome dell'autore!